Niente Fantasia al potere: un’amara constatazione…
Sono passati sette anni dalla pubblicazione del mio primo libro, quel “Dietwald e gli altri” composto da racconti ispirati ad alcune mie fotografie realizzate in tempi precedenti e che ha preso il titolo dal primo di essi (“Dietwald”, appunto).
Nella storia, Dietwald è un vescovo caduto in disgrazia le cui spoglie riposano in un sarcofago, anonimo e dimenticato, che si trova nascosto dietro l’altare di una chiesetta posta in cima alle montagne, nascosta e dimenticata anch’essa, raggiunta da un narratore in crisi creativa dopo un lungo e faticoso cammino alla ricerca di se stesso e di quel che resta delle proprie potenzialità sepolte nei meandri della coscienza.
Nella realtà, la chiesetta (St Andreas, sull’altopiano del Renon, poco distante da Bolzano) è tutt’altro che nascosta e irraggiungibile. La fotografai all’esterno da diverse angolazioni, ma non mi fu possibile entrare all’interno, né alla prima né in successive visite.
Fu questa curiosità frustrata, questa serie di rappresentazioni di un involucro inespugnabile, a consentirmi di immaginarne l’interno degradato e freddo, pieno di storie passate di uomini crudi che dovevano essere passati di là in tempi remoti, uomini provati dalla durezza delle montagne, da un inaridimento interiore che li aveva progressivamente allontanati dalla fede e dalla devozione, determinando l’abbandono di un luogo sacro ormai inutile e inutilizzato.
Questa fatiscenza è abitata dallo spirito inquieto di Dietwald, caduto in disgrazia, dicevo, ma non per errori o mancanze o tradimento della sua missione sacerdotale, anzi proprio perché il suo zelo e la sua dedizione alle genti di quelle zone lo avevano reso inviso alle potenze locali.
Quanto si può dire osservando le semplici, scrostate e spoglie mura di un edificio! E quanto si potrebbe aggiungere ancora…
Non finirò mai di stupirmi di quanto un nonnulla possa scatenare tesi, argomenti, situazioni e storie nella mente di chi è capace di creare e testimoniare e inventare e, in buona sostanza, pensare.
D’altra parte, anche una realtà tangibile può scatenare pensieri e considerazioni.
Pochi giorni fa, finalmente, sono riuscito ad entrare nella chiesetta, curioso ed emozionato.
Del mio immaginario rimane solo la pavimentazione – più o meno – e le panche un po’ decrepite e scricchiolanti – più o meno -.
La chiesa, devo dire, è piuttosto bella e non particolarmente ridondante (come spesso accade tra le montagne altoatesine), ornata da interessanti affreschi quattrocenteschi che andrebbero tenuti in maggior considerazione.
Mi sono spinto dietro l’altare con timorosa reverenza, nella fanciullesca speranza di trovare un sarcofago. Ho trovato materiali di risulta e vecchie suppellettili accatastate, ma anche questa realtà deludente mi ha suggerito dei significati, questa volta molto meno edificanti.
Vi ho letto un senso di abbandono simile a quello di ogni giorno, di tutti i nostri attuali – miseri – giorni, segnati dagli sforzi indirizzati non a sviluppare il pensiero, il senso della critica, quello della Giustizia (che non è la legge) e quello dell’umanità, per navigare in un abbrutimento popolato da falsità, superficialità, noncuranza, disimpegno, mancanza di volontà nell’analizzare cosepersonefatti, godimento dell’ingiustizia, sublimazione della forza, odio, blablabla.
Ignoranza – che si legge ignavia – rivendicata con godimento.
Che il mondo crolli pure (e di questo passo, presto, lo farà), purché non mi cada lo smartphone dalle mani…
Lì dentro, in quelle condizioni, mi è mancato lo spirito di Dietwald, il suo essere positivo e propositivo, con onestà, competenza e disponibilità. Il suo essere Idea.
Quell’ambiente così “vero” ed estraneo all’immaginazione, purtroppo, mi ha suggerito altro: la Fantasia non andrà al potere. Il degrado morale, invece, sì…
Raffaele Corte (4 agosto 2019)