In questi giorni, in vista del 25 aprile e mentre – a torto o a ragione, volenti o nolenti – tutti ci siamo trovati immersi nell’”affaire” Scurati-Rai, non ho potuto fare a meno di richiamare alla memoria un brano illuminante di Michela Murgia:
“(…) non ti ho detto che il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia. Dovevo dirtelo prima che il fascismo non è un’ideologia, ma un metodo che può applicarsi a qualunque ideologia, nessuna esclusa, e cambiarne dall’interno la natura. Mussolini era socialista e forse non te l’ho spiegato mai. Non ti ho detto che si intestava le istanze dei poveri e dei diseredati. Ho omesso di raccontarti che i suoi editoriali erano zeppi di parole d’ordine della sinistra, parole come “lavoratori” e “proletariato”. Non ti ho insegnato che anche un socialismo che pretende di realizzarsi con metodo fascista è un fascismo, perché nelle questioni politiche la forma è sempre sostanza e il come determina anche il cosa. Per questo il fascismo agisce anche nei sistemi che si richiamano a valori di sinistra e anzi è lì che fa i danni più grandi, perché non c’è niente di più difficile del riconoscere che l’avversario è seduto a tavola con te e ti chiama compagno.
Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica; invece, proprio come la mafia, il fascismo non è di destra né di sinistra: il suo obiettivo è la sostituzione stessa dello stato democratico ed è la ragione per cui ogni stato democratico dovrebbe combatterli entrambi – mafia e fascismo – senza alcun cedimento. Tu sei vittima dell’equivoco che identifica il fascismo con una destra ed è un equivoco facile, perché il fascismo è la modalità che meglio si adatta alla visione di mondo di molta della destra che agisce in Italia oggi. Ma guai se questo ti rendesse incapace di riconoscere i semi del pensiero fascista se li incontri quando sei convinto di guardare da qualche altra parte.
Può esserti utile sapere come riconosco io il fascismo quando lo incontro: ogni volta che in nome della meta non si può discutere la direzione, in nome della direzione non si può discutere la forza e in nome della forza non si può discutere la volontà, lì c’è un fascismo in azione. In democrazia il cosa ottieni non vale mai più del come lo hai ottenuto e il perché di una scelta non deve mai farti dimenticare del per chi la stai compiendo. Se i rapporti si invertono qualunque soggetto collettivo diventa un fascismo, persino il partito di sinistra, il gruppo parrocchiale e il circolo della bocciofila.
Nessuno è al sicuro, se non dentro allo sforzo di ricordarsi in ogni momento che cosa rischiamo tutti quando cominciamo a pensare che il fascismo è solo un’opinione tra le altre.”
Queste parole mi sono tornate alla mente leggendo il finale del testo redatto da Antonio Scurati per il suo intervento televisivo mancato (e che proprio per questo, essendo il nostro – non a caso – il paese di Pulcinella, è stato diffuso ancor più massicciamente):
“Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.
Mi sono domandato: veramente, nelle condizioni attuali, possiamo pur minimamente pensare che un’ammissione di antifascismo da parte di questo governo possa in qualche modo affermarne il sentimento democratico? Stiamo parlando di “nazionalisti” che vogliono spaccare la Nazione, di personaggi dalle mancate promesse e dai repentini voltafaccia, che non hanno vergogna nemmeno davanti al dolo manifesto, che si accaniscono contro ultimi e minoranze, ma anche contro le donne (che minoranza certamente non sono), che senza alcun merito, ma in nome del “merito”, si posizionano sempre più distante dalla gente comune. Che problema sarebbe mai, per costoro, dichiararsi antifascisti?
È una parola, solo una parola, spendibile senza la minima vergogna proprio perché considerata priva di valore. Una parola da incasellare tra tutte le altre pronunciate per spargere promesse.
Non mi basta, non ci può e non ci deve bastare: dobbiamo vigilare affinché “in nome della meta si possa discutere la direzione, in nome della direzione si possa discutere la forza e in nome della forza si possa discutere la volontà” …
25 aprile 2024