Se il mondo non fosse una palla – o quasi – dovremmo dire che di esso è stato visitato ogni angolo. O quasi…
Se il mondo non fosse una palla – o quasi – dovremmo dire che di esso è stato visitato ogni angolo. O quasi.
Il viaggio fantastico, la scoperta mentale (oggi potremmo dire “virtuale”) di luoghi reali sono relegati a racconti e romanzi che hanno fatto la storia della letteratura mondiale, ma che per l’appunto restano storia.
La fantasia può trovare ristoro nell’esplorazione del “fuori”, di altri pianeti e addirittura di altri sistemi solari, di tutto ciò che è attualmente irraggiungibile. L’avventura è cercare, trovare ed affrontare – magari – altre forme di vita. Il che dovrebbe quantomeno renderci perplessi pensando a quanto sta avvenendo negli ultimi tempi nel confronto vero e materiale con “alieni” che sono da sempre figli di questo mondo.
C’è, quindi, ancora molto da scoprire. Non più in senso geografico, ma in senso umano e storico e culturale e critico… C’è ancora da scoprire ciò che siamo, la nostra essenza. C’è da educarci, nel senso etimologico del termine (“e-ducere”, trarre fuori): “Cos’è un maestro? Ebbene io ti rispondo: non è chi insegna qualcosa, ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima”, scrive Paulo Coelho nel suo “Il cammino dell’arco”.
Questa è la nuova frontiera del viaggio letterario, che può essere varcata con la ricerca oggettiva e materiale dell’Altro e lo sguardo innocente e disincantato dei bambini, o con quella più intima e venata di riferimenti psicologici (come nel caso di chi scrive) che puntano alla narrazione di realtà parallele nelle quali tutto è tanto più verosimile quanto oggettivamente impossibile.
Parafrasando una nota canzone di Battisti, insomma, direi: “sì, viaggiare, ma senza evitare le buche più profonde”, in fondo alle quali potrebbe nascondersi una verità inaspettata…
Raffaele Corte (26 luglio 2018)