Prefazione alla terza edizione del libro “Addio alla QZERTY”
Dietro un titolo dal sapore vagamente hemingwayano, si nasconde il seguito ideale di quel “Dietwald e gli altri” (2012) che è stato il mio esordio editoriale.
Torna il tema della crisi creativa e dello spaesamento dell’Uomo/Creatore, messo nero su bianco recuperando la forma del Racconto Fantastico (oh, mon amour!) alla quale ho voluto dare nuova fisionomia inserendo storie slegate tra loro all’interno di un contenitore più articolato fatto di apparenze tra le quali, con un po’ di buona volontà, possiamo riconoscere un’Italia dei giorni nostri (ma questo non è importante), una storia di amori variamente assortiti ed intrecciati (i veri protagonisti del libro), una narrazione presumibilmente autobiografica costellata dal consueto, divertito e libertario utilizzo di parole, punteggiatura e neologismi.
Storie, talvolta, tutt’altro che leggere, sulle quali si adagiano veli nebbiosi di realtà ad offuscare – naturalmente senza cancellarli – i colori della pura fantasia. Come in “Walterebasta”, sui drammi dell’infanzia negata, o in “Attenti al treno!”, sulla tragedia del femminicidio. O, ancora, in “Totenkopf”, nella quale metto a nudo una delle mie personali e più angoscianti fobie.
In un’altra occasione (“eCard, maledetta eCard”) mi sono cimentato, invece, nella narrazione di un fatto reale – una di quelle realtà che superano la fantasia – pur concedendomi alcune “licenze” allo scopo di rendere più appetibile e fluida la dinamica del racconto.
Storie altalenanti tra la fiaba e il gotico, tra il fantasy ed il grottesco, tra il nonsense e l’horror, scritte cercando di seguire gli insegnamenti dei miei soliti – inconsapevoli – “maestri” (da Edgard Allan Poe a Italo Calvino, dai fratelli Grimm a Tiziano Sclavi, da Howard Philips Lovecraft a Franz Kafka e Dino Buzzati, fino a Joe R. Lansdale) che non posso fare a meno di ringraziare ancora, e ancora e ancora…
Un solo appunto riguardante le immagini a corredo di questa edizione, con le quali ho sostituito quelle della prima che ne erano state “muse ispiratrici”.
Mi sono concesso qui un modus operandi più classico, scegliendo le fotografie sulla base dei contenuti già scritti, un po’ come nei libri della nostra infanzia… magari con le dovute differenze espressive, ma sempre con attenzione agli intrecci tra “apparenze”, letterarie e grafiche, rinforzate in questo caso dalla ricerca tra i miei archivi di astratto, minimal e conceptual.
Il libro ha conquistato la Menzione d’Onore al Premio Letterario Nazionale Città di Grosseto “Amori sui generis” 2019.
Raffaele Corte (dicembre 2020)
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