Il paradossale attacco alla Scuola Pubblica da parte del ministro prosegue senza tregua
C’è da preoccuparsi, e neanche poco!
Un minimo di esegesi dell’azione di questo governo ci ha insegnato che, normalmente, ad un delirio televisivo segue puntualmente la relativa azione legislativa.
Quindi dobbiamo aspettarci un ulteriore taglio dei posti di lavoro nella scuola: un colpo di spugna sugli insegnanti (tanto, come si ricorderà, mica insegnano: “inculcano”) e ora anche ai bidelli (tanto non puliscono…).
La scuola pubblica di Mary Star va prendendo sempre più una sua fisionomia ben delineata, certamente rivoluzionaria: la scuola perfetta è quella senza insegnanti e senza personale di supporto.
Per il momento non sono stati chiamati in causa i lavoratori delle segreterie, ma consiglierei loro di non gongolare: arriverà anche il loro turno.
Sempre più in linea con i voleri e gli interessi del “capo”, sempre più svuotata da qualsiasi parvenza di logica in ciò che dice e che fa, sempre più immemore (ma probabilmente sarebbe meglio dire “ignara”) dell’articolo 54 della nostra Carta (“…I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”), il ministro persiste in posizioni e dichiarazioni che, finalizzate alla distruzione della scuola pubblica, non riesce nemmeno a presentare in maniera accettabile e credibile.
Il concetto di fondo è: non tagliamo le risorse, ma gli sprechi. Di per sé un nobile intento.
Ma c’è da chiedersi: se si dimezzasse il numero degli insegnanti a fronte del raddoppiamento del loro stipendio e se, di conseguenza, questi “panda didattici” sopravvissuti alla decimazione si trovassero di fronte classi raddoppiate – e quindi completamente non gestibili dal punto di vista didattico e formativo -, non rappresenterebbero – allora sì – uno spreco intollerabile?
E ancora: se, come dice Gelmini, i bidelli sono più dei carabinieri eppure le scuole sono sporche,
possiamo immaginare, realisticamente, che un manipolo di bidelli/coglioni facciano in dieci il lavoro che non si fa oggi in cento?
Le scuole si puliscono quando chi è preposto a pulire fa il suo dovere, ma se non lo fa significa che manca il controllo dei Direttori dei Servizi Generali ed Amministrativi e dei Dirigenti Scolastici, che, a loro volta, si vanno a presentare come “rami secchi”.
Mandiamo a casa anche loro?
Per la verità ci sono parecchie avvisaglie anche in questo senso: le cosiddette “reggenze” (due o più scuole in mano allo stesso Dirigente e/o Segretario) si stanno diffondendo a macchia d’olio, con un risultato simile a quello che si verifica nelle classi sovraffollate: si lavora male ed in maniera superficiale, dispersiva ed inefficace.
Il ministro non si rende conto (ma spero che se ne renda conto il buon senso dei cittadini) che proseguendo verso l’apice delle responsabilità del cattivo o mancato funzionamento delle istituzioni scolastiche – con tutti i relativi sprechi – si arriva inevitabilmente a Viale Trastevere.
“Adempiere alla propria funzione pubblica con disciplina ed onore” non è togliersi dai piedi le grane, ma gestirle con intelligenza e senso dello Stato.
Anche se, più realisticamente, nasce il legittimo sospetto che questo attacco nei confronti dei bidelli serva più che altro ad aprire la strada all’invasione della scuola pubblica da parte delle ditte private di pulizie, con “affari” annessi e connessi.
Staremo a vedere…
Raffaele Corte (2011)