Note in libertà a margine delle tracce per la prima prova scritta degli Esami di Stato 2012
La prima prova scritta degli Esami di stato 2012 ha offerto agli studenti un’opulenza di scelte che, a ben vedere, si è rivelata fittizia.
Almeno quattro tracce sono facilmente assimilabili tra loro: quella di ambito socio-economico (“I giovani e la crisi”), quella storico-politica (“Bene individuale e bene comune”), quella di ordine generale (“Avevo vent’anni…”) e quella di carattere artistico-letterario (“Il Labirinto”), che a mio giudizio rappresenta la sintesi delle altre tre, e forse per questo considero come la più interessante.
Sì, perché se è vero che le altre tracce potevano essere settorializzate e sviluppate in maniera specifica, è altrettanto vero che sarà stato difficile parlare di crisi senza al tempo stesso affrontare il problema di come questa nasca e si sviluppi da una visione selvaggia dell’economia che non tiene in alcun conto – appunto – dei rapporti tra bene individuale e comune; e di come i ventenni subiscano gli attuali assetti economici (e politici) senza la voglia o il potere di intervenire su di essi per combatterli o modificarli. E il Labirinto è la rappresentazione mentale di un percorso durante il quale ci si scontra con questi problemi, uno ad uno, senza la possibilità di affrontare e magari risolvere ognuno di essi senza che l’altro si presenti dietro l’angolo successivo.
Certamente la rappresentazione del Labirinto è e deve rimanere del tutto simbolica e questo, forse, ha frenato la grande maggioranza degli studenti dal confrontarsi con esso.
Ogni rappresentazione simbolica e la narrazione attorno ad essa richiede una buona dose di creatività e capacità introspettiva e, ammesso che lo abbia mai fatto, l’assetto attuale della nostra scuola non è certo in grado di offrire agli studenti questi semplici strumenti, che sono poi gli strumenti caratteristici del nostro essere.
Per esperienza diretta, nel lavoro con i ragazzi delle scuole superiori, so bene che tutto ciò che non è chiaro, lineare, razionale, “utile” e finalizzato, viene considerato il più delle volte (non sempre, per fortuna) come “stupido”, come perdita di tempo, come atto di cui vergognarsi. E il Labirinto si complica, i suoi viali si stringono e gli ostacoli si fanno sempre più insormontabili, i problemi sempre più complessi e numerosi, il senso di impotenza sempre più inquietante.
E dire che non c’è niente di più razionale della creatività. E di più umano.
Sviluppare la creatività è mettere in mano ai giovani il potere di trovare soluzioni, perfino a quel giovane che “non permetterà a nessuno di dire che i vent’anni sono l’età più bella della vita”.
Allora cerchiamo di entrare nel Labirinto, con la mente e con il corpo, nella scrittura di un tema (o meglio: “saggio breve” o “articolo di giornale”) come nella realtà.
Percorriamone i sentieri sbagliando e sbagliando ancora strada, cercando – paradossalmente – il pericoloso Minotauro*, perché affrontarlo e vincerlo darà senso ai nostri sforzi.
E soprattutto: non dimentichiamo mai che ci vuole tempo, ma alla fine dal Labirinto si può uscire…
Raffaele Corte (22 giugno 2012)
*Il lettore può interpretare la figura mitologica con assoluta libertà